giovedì 11 marzo 2010

il movimento per la vita

Sono donna o ragazza, non sto in questo momento a ragionare linguisticamente sulle connotazioni di queste parole meglio dire che sono al mondo con il cromosoma x e un buco tra le gambe.
Di solito non mi espongo se non con persone con cui so di condividere lo stesso punto di vista, non tanto per codardia la causa è che spesso considero il confronto un'importante perdita di tempo, e preferisco sprecare il mio tempo sul divano a fissare il vuoto piuttosto che parlando con alcuni esseri umani.
Non sopporto i movimenti per la vita. Mi sembrano l'attuazione pratica e esplicita dell'ipocrisia della nostra società, mi innervosiscono fino a nausearmi.
Nelle relazioni con il genere maschile sono un disastro proprio per questa mia sfiducia nel confronto, a volte non faccio sentire la mia voce (perdita di tempo) e così succede, e non ne sono fiera, di scopare e non mettere dall'inizio il goldone. Da qui la mia riflessione, se mai mi dovesse succedere di rimanere incinta è probabile che abortirei. E se nella vicessitudine incontrassi quella categoria umana che si dedica, sentendosi come Gesù nel tempio, a consigliarmi la retta via fino ad azzardarsi a dirmi di salvare il feto, “una nuova vita”, credo che la mia pazienza potrebbe incontrare la sua fine. Non voglio entrare nella discussione sul feto, se si possa considerare già una vita, ma nel fatto per esempio che quella vita nascendo nella aristocratica Europa solo con la sua esistenza basata sullo sfruttamento di risorse e esseri umani sarebbe molto più dannosa e assassina, complice indiretta, solo per la sua esistenza di genocidi e brutalità intollerabili, sarebbe una vita italiana di prima scelta, puro sangue blu. Questo è uno dei miei pensieri non condivisibile per gli accaniti e “nobili” sostenitori della vita

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